
Tonon Sedia NINE EIGHTEEN, design Fabio Di Bartolomei
IL MODUS ITALIANO
Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori. Questa è una definizione che spesso ci siamo sentiti dire. Santi a parte, in effetti l’italiano si è sempre distinto per la sua creatività e per il suo desiderio di conoscenza, tutto ciò fa parte del lato artistico insito nel nostro DNA, in quanto è proprio la curiosità che ci spinge a voler conoscere e che ci ha portato a scoprire non solo mondi nuovi, ma anche a concepire invenzioni straordinarie a supporto di tutti i campi compreso quello importantissimo della medicina. È passato molto tempo da quando la definizione è stata coniata e naturalmente grande e vario è stato il percorso che nei secoli il mondo ha avuto. In Italia, con lo sviluppo industriale post-bellico, questa evoluzione è stata accelerata permettendo di compiere passi enormi in tempi relativamente brevi rispetto a quelli fatti in precedenza. Il cambiamento si è evidenziato soprattutto nel modo di vivere delle persone e di interpretare la vita; ciò si è manifestato all’inizio in modo non così eclatante per poi conseguire una sempre maggiore velocità. Esso si è attuato essendo favorito da un modo nuovo di concepire la produzione e al crearsi di una vera cultura industriale. Questa nuova cultura ha portato alla crescita del progetto industriale e quindi allo sviluppo del design italiano; quest’ultimo ha percorso il XX secolo lasciando un’impronta indelebile sul modo in cui la forma degli oggetti di uso quotidiano viene percepita nella società industriale contemporanea. Grazie a questo “modus italiano” l’industria si è innovata anche tecnologicamente sviluppando una cultura del design indipendente e pluriforme, che è ha sposato la ricca tradizione artigianale del paese con il desiderio di modernità con al suo interno una vivace propensione alla sperimentazione. In questo senso il design italiano è il fenomeno culturale che ha coniugato le sinergie tra la sperimentazione artistica e il design innovativo che ha caratterizzato tutto il XX secolo. Per fare degli esempi concreti, basta ricordare i nomi di alcuni professionisti che hanno fatto la nostra storia del design come Castiglioni, Mendini, Magistretti, De Lucchi, Scarpa, Sottsass, e molti altri, i quali hanno spesso lavorato in stretto collegamento con alcune aziende per lo sviluppo specifico di prodotti innovativi. Da queste collaborazioni sono nati progetti ancor’oggi riconosciuti per la loro valenza. Il tema dell’innovazione e della sperimentazione è oggi un tema più che mai importante in quanto la chiave del successo per le imprese risiede sempre meno nel controllo delle tecnologie produttive, ma sempre di più sulla capacità di creare valore attraverso gli aspetti innovativi. L’innovazione del prodotto, non solo tecnologica ma anche stilistica, formale, concettuale, è infatti oggi l’elemento riconosciuto che da maggiore risultato anche in senso commerciale. Perciò il design in questo momento storico ha un’importanza determinante non solamente nei risultati che produce in termini di prodotto, ma anche nella formazione della strategia di impresa. Con il progressivo estendersi delle proprie competenze dall’ambito dei prodotti industriali a quello della comunicazione, delle infrastrutture e dei servizi, il designer si è trovato ad affrontare, anche in questi nuovi settori, il problema della sintesi tra funzione ed estetica da sempre caratteristica intrinseca e riconosciuta del prodotto “Made in Italy”. Il Design italiano ha un’affermazione, come sappiamo, riconosciuta a livello internazionale. Per ciò questo interesse ha di fatto creato la necessità d’istituire una articolata struttura per la ricerca, la sperimentazione e la formazione che coinvolge le Università con dipartimenti, facoltà, corsi di laurea, di specializzazione e master dedicati al design. Questa propensione culturale per il design è prettamente italiana e non riscontrabile per le caratteristiche di specializzazione ai diversi livelli e per la sua articolazione "disciplinare" in altri contesti europei o mondiali e questo è dimostrato dalla presenza crescente di migliaia di studenti dall'Italia e da tutto il mondo all’interno degli atenei specializzati. Con una realtà così importante tale da sviluppare in molte regioni delle facoltà considerate storiche nelle discipline del design, le quali rappresentano un faro che si evidenzia a livello internazionale, mi chiedo: “Perché non creare allora un importante polo di riferimento relativo al design anche in Friuli-Venezia Giulia?” Questo può essere realizzato mediante corsi universitari per il conseguimento della laurea in design i quali non siano però solo involucri dispensatori di teorie, anche se esse hanno una grande importanza, ma implementati da contatti con le realtà industriali. Basterebbe far intervenire degli imprenditori ed altre persone che con la loro capacità hanno fatto la storia industriale contemporanea mettendo sempre in relazione la produzione della loro azienda con la ricerca nel settore del design. Questo rapporto è importante e necessario per dare allo studente anche un’informazione seria e mirata su ciò che è la realtà del mondo lavorativo per comprenderne le problematiche e quindi potersi porre ad esse con un proprio apporto costruttivo. In questo modo possiamo pensare di sviluppare una nuova figura professionale che esplichi lo specifico ruolo del designer. Ritengo che quanto appena citato, avrebbe dovuto essere messo in atto già da molto tempo per dare ai nostri giovani nuovi sbocchi lavorativi con specifiche competenze nel settore del design estremamente utile per l’evoluzione programmatica del futuro produttivo friulano.
Fabio Di Bartolomei
sedia-selene design Vico Magistretti Maui di V. Magistretti per Kartell AC01 di A. Castiglioni per Alessi Poltrona Sanluca di Achille e Piergiacomo Castiglioni